Recensione : La dieta del digiuno di Umberto Veronesi

Buongiorno a tutti! Oggi torniamo sull’argomento “alimentazione” parlando del libro “La dieta del digiuno” di Umberto Veronesi. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. A presto e buona lettura!

Titolo:  La dieta del digiuno
Autore:  Umberto Veronesi
Casa editrice :  Mondadori
Pagine:   137
Prezzo : 15.00 €
(su Amazon: 13.52€ cartaceo/6.99€ eBook)

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L’oncologo Umberto Veronesi suggerisce delle abitudini alimentari in grado di aiutare l’organismo a costruire naturalmente le proprie difese immunitarie e a prevenire l’insorgenza di malattie quali il cancro. Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale e direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, con le sue ricerche ha salvato numerose vite. La sua attività a tutela della salute dell’uomo si divide tra la sala operatoria e la prevenzione. Egli ritiene infatti che la battaglia più importante per sconfiggere i tumori venga combattuta prima dell’insorgere della malattia. Per vincere contro una delle più temibili piaghe dei nostri tempi è necessario adottare un corretto stile di vita. Secondo Umberto Veronesi, vegetariano convinto per motivi etici, ma le cui affermazioni si basano su fondamenti scientifici, una corretta alimentazione valida a prevenire il cancro dovrebbe basarsi su una quantità di carne quasi nulla, in favore di frutta e verdura.

La mia recensione

Leggendo il titolo del libro è facile intuire il percorso che desidera farci affrontare l’autore. Umberto Veronesi, noto oncologo, non si perde in mezzi termini ma va dritto al punto: “Mangiare troppo fa male“. Su questo non c’è alcun dubbio. Lo dimostrano le tantissime malattie legate all’eccesso di cibo e all’abuso di condimenti e di alimenti poco salutari. Ridurre il consumo di cibi “spazzatura” (detti anche “junk food”) può aiutare il nostro organismo a non immagazzinare tossine dannose dalle quali possono scaturire malattie, spesso anche gravi. Veronesi non solo ci consiglia di evitare questi alimenti ma rovescia la prospettiva e ci raccomanda di seguire un percorso nutritivo fatto di poco o nulla. Lui stesso afferma di seguire da anni un regime molto restrittivo che prevede, talvolta, anche il digiuno completo. Il digiuno può infatti aiutare l’organismo ad eliminare le scorie accumulatesi nel tempo e a disintossicarlo.

Se la prima regola è mangiare poco e digiunare un giorno alla settimana, la seconda è saper scegliere gli alimenti correttamente

Per combattere le malattie è necessario aiutarci ed aiutare il nostro corpo attraverso uno stile di vita sano (lontano dai vizi del fumo e dagli eccessi in generale) con una costante attività fisica e naturalmente una dieta adatta. Veronesi tratta dapprima l’importanza di un approccio legato al vegetarianismo attraverso alcuni cenni storici. Secondo l’autore per stare bene è fondamentale eliminare del tutto la carne (o per lo meno limitarne il consumo). L’autore chiarisce la sua personale scelta legata a questo punto, non solo strettamente connessa ad un aspetto benefico sulla salute ma anche connessa a motivazioni di ordine etico-filosofico, ovvero legate all’evoluzione della specie umana.

Gli effetti del cibo sul nostro organismo possono essere assolutamente benefici così come devastanti. Per questo motivo Veronesi sottolinea l’importanza della scelta degli alimenti che mettiamo giornalmente sulla nostra tavola.

Umberto Veronesi

Umberto Veronesi

La strada intrapresa da Veronesi è ardua e richiede tanta determinazione. Il digiuno è certamente un gesto estremo, che va praticato con cautela e moderazione e preferibilmente sotto consiglio medico. Nonostante questo è sempre possibile estrapolare dal saggio di Veronesi molti spunti validi per fare in modo che l’alimentazione costituisca un beneficio per la nostra “macchina” e non un freno che possa farla “ingolfare”.

L’importanza della prevenzione legata all’alimentazione rappresenta una scelta che ciascuno di noi può decidere di osservare (e detto da un oncologo fa sicuramente un certo effetto). L’autore esprime tale esigenza attraverso l’espressione giapponese ishokudoghen, ovvero «il cibo è medicina», filosofia legata alla famosa dieta Okinawa (basata sull’osservazione delle abitudini alimentari degli ultracentenari della popolazione proprio di quella zona del Giappone).

Successivamente l’autore fa una carrellata sulle proprietà ed i benefici di alcuni alimenti e delle interazioni che esistono tra il cibo ed il nostro corpo. La qualità e la varietà degli alimenti rappresenta un bonus per la nostra salute. Soia, frutta secca, legumi, cereali, verdure, ortaggi, tè verde. Alcuni di questi alimenti sono considerati utili alla prevenzione delle malattie cardiovascolari ed alcuni sono considerati addirittura degli antitumorali.

Questo progetto di prevenzione e restrizione calorica prevede, verso la fine della lettura, alcune facili e veloci ricette (rigorosamente vegetariane) da provare a casa.

L’intento di questo approfondimento è quello di farci capire che è necessario curare il nostro rapporto (spesso malato) con il cibo (evitando così anche gli sprechi) attraverso uno studio su noi stessi e sulle nostre reali esigenze e soprattutto attraverso una nuova cultura alimentare.

Investire in alimenti sani significa investire sul proprio benessere

Personalmente sono rimasta un po’ delusa dalla mancanza di dati scientifici (scelta probabilmente voluta proprio per evitare la creazione di un manuale troppo ostico) ma soprattutto dalla scarsità di nuovi elementi. Le tematiche trattate, certamente importanti ed utili, sono ormai già note a tutti noi. Oggigiorno è sufficiente accendere la tv per imparare la filastrocca del “mangiare le verdure fa bene” oppure basta aprire un magazine femminile (ma non solo) per trovare ricette e consigli di vario genere per mangiare bene e restare in forma. Per quanto io stimi Veronesi, come medico e scienziato, non ho trovato all’interno di questo libro quel qualcosa in più che speravo di trovare. Ma forse, dopotutto, la via da seguire per stare bene è proprio, come ribadito da Veronesi, quella che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e che spesso, stupidamente, non seguiamo per pigrizia o per voler seguire sempre e comunque il “nuovo” o chissà quale nuova bizzarra teoria. Noi italiani siamo fortunati e non lo sappiamo: la dieta mediterranea è patrimonio culturale immateriale dell’umanità (come dichiarato dall’UNESCO nel 2010). Dovremmo far tesoro di questo e ripartire da qui per riflettere e rivedere le nostre abitudini e preferenze alimentari.

La regola del “mangiare meno e mangiare meglio” è universalmente valida ed è certamente questa la formula per iniziare a stare bene e lavorare sulla diffusione di una maggior consapevolezza su ciò che mangiamo, come ha fatto Veronesi con questo saggio, è indubbiamente utile a tutti noi.

© L’angolino di Ale – Riproduzione riservataAlessandra - L'angolino di Ale (black)

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I love muffin!

Ecco cosa succede nel mio angolino quando non si legge e ci si vuole addolcire un po’! I ❤ muffin!
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Questi sono muffin (pronti per essere infornati) con carote e mandorle. Per le ricette mi affido al manuale di Nicola Pavan (qui tutte le info) oppure ai vari food blog che seguo con passione (e ammirazione…dato che ai fornelli sono una frana!) e potete trovarne alcuni qui.

Vi piacciono i muffin? Quali sono i vostri preferiti?

A presto!

Ale

Vegetarian meal, please!

Ciao a tutti! È passata da poco la Pasqua e la tavola è tornata ad imbandirsi di piatti ricchi e leccornie varie. Non sono mai stata una che ama stare tanto seduta a tavola a mangiare (men che meno per le feste comandate) e non sono mai stata particolarmente amante dei classici menù pasquali: capretti, agnelli al forno ed animali vari conditi con salse di ogni tipo. In generale posso dire di non essere mai stata amante della carne, mi sono sempre limitata a mangiare una misera bistecchina una volta ogni tanto e stop. Diciamo che non l’ho mai mandata giù volentieri. Negli ultimi anni ho quasi del tutto eliminato la carne, trovandomi però con alcune carenze nutrizionali. Ho così deciso di iniziare a studiare meglio l’argomento e, volendo imparare qualcosa in più, ho scoperto che esistono decine di manuali e libri sul vegetarianismo o per chi vuole mangiare in modo differente, senza rinunciare al gusto ed al giusto apporto nutrizionale.

I vegetariani dovrebbero possedere il concetto morale che l’uomo non è nato come animale carnivoro, ma è nato per vivere dei frutti e le erbe che la terra produce
– Mohandas Gandhi, Discorso per la London Vegetarian Society (1931) –

Non mangio quasi più la carne e mangio pochissimo pesce: non posso considerarmi una vera vegetariana, direi piuttosto una “semi-veg“.

Leggendo e studiando l’argomento ho scoperto che, chi decide di eliminare del tutto la carne dalla propria tavola, fa del bene, non solo a sé stesso, ma anche all’intero pianeta. Si calcola infatti che un vero vegetariano riduca in un anno fino a 3 volte le emissioni di CO2 emessi nell’atmosfera.

Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? di Jonathan Safran Foer (Guanda Editore)

Esistono un sacco di progetti interessanti. Uno di questi è il progetto della Fondazione Umberto Veronesi “Blue for food” (potete approfondire qui) il quale promuove un’alimentazione sana, cercando di identificare gli alimenti giusti per la prevenzione di malattie e disturbi legati all’alimentazione.

A mio avviso questi progetti sono utilissimi per imparare a riconoscere ciò che ci può far stare bene e per auto-educarci al rispetto di noi stessi e dell’ambiente nel quale viviamo.

Durante le mie ricerche ho trovato tantissime letture interessanti (che ho subito inserito nella mia wishlist), ad esempio : “Eat different” di Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano (Gribaudo Editore) oppure una lettura incentrata sui colori degli alimenti ed i loro effetti benefici “Il cucchiaio arcobaleno” di Y.S. Prete e V. Costanzia (Sonda Editore).

Molti pensano che la cucina vegetariana o vegana sia solo una moda passeggera o una trovata pubblicitaria, in realtà non è così. Basti pensare a tutti i medici e scienziati che fino ad oggi hanno sempre promosso questo tipo di alimentazione. Una famosa sostenitrice di questa tendenza era (la grandissima) Margherita Hack la quale ha spiegato le ragioni della sua scelta nel libro “Perché sono vegetariana“.  Io penso che, se studiosi di questo calibro hanno intrapreso questa via, dovremmo cercare anche noi di prendere esempio e comprendere se possiamo provare a muoverci (e a pensare) in modo differente rispetto a ciò che la società decide per noi.

Ho trovato nel blog di Valentina, un bellissimo vademecum (stilato sempre dalla Fondazione Veronesi) degli alimenti che dovremmo privilegiare per stare meglio. Ad una prima occhiata non mi pare che manchi nulla rispetto alla dieta di un onnivoro : legumi, ortaggi, verdure, frutta, cereali, … insomma nulla da temere per chi, come me, ha deciso di dare una svolta alla propria alimentazione. Possiamo solo guadagnarci in salute!

La salute vien mangiando

Per documentarmi ulteriormente ho fatto anche qualche ricerchina sul web ed ho scoperto un sacco di blog interessantissimi che propongono delle sfiziosissime ricette “alternative”. Ho trovato, ad esempio, sul blog di Michela “Una noce di burro e un libro”, una ricetta buonissima (e ricca di ferro) di polpette di lenticchie.

Ho scoperto, tra l’altro, di non essere l’unica ad avere questo “rifiuto” nei confronti di alimenti di origine animale. Anche Ilaria ne parla sul suo blog. La modalità “mangia piante” è ufficialmente “ON” anche per me!

A breve vi parlerò di una delle letture “a tema” fatte nell’ultimo periodo, si tratta di un libro di Umberto Veronesi (un saggio molto interessante sull’importanza di un equilibrio alimentare che rispetti la nostra salute e quella dell’ambiente intorno a noi).

E, più avanti vi dirò la mia su un altro libro, sempre relativo a questo argomento, che vorrei leggere al più presto: “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” di Jonathan Safran Foer (edito da Guanda). Vi farò sapere!

Intanto vado a farmi una bella tazza di tè verde, buono ed anche antiossidante (…sapete, non vorrei ossidarmi prima del tempo!)

Per oggi vi saluto ed aspetto i vostri commenti. Cosa ne pensate di questo argomento? Avete qualche ricetta o lettura interessante da consigliarmi su questo tema? Sono pronta a segnare tutti i vostri suggerimenti!

Recensione: Manuale di cucina sentimentale di Martina Liverani

Ciao a tutti! Chi di voi è goloso alzi la mano! Io di sicuro! Sono una golosona di dolci e di tutte le cose buone della vita, ed è per questo che mi sono lasciata catturare da questo divertente romanzo di Martina Liverani. Vi auguro una buona domenica sera e buona lettura!

Titolo :  Manuale di cucina sentimentale

Autrice :  Martina Liverani

Casa editrice :  Baldini&Castoldi

Pagine :  174

Prezzo :  13.90 € cartaceo  (disponibile anche su Amazon)

La tramaCosa possono avere in comune una foodblogger imprigionata nel corpo di un avvocato, una giornalista di moda sovrappeso con l’ossessione della dieta e una bio-donna integralista del km zero? Niente, se non la loro amicizia e la passione per la cucina e per lo starsene a casa il venerdì sera stordendosi di chiacchiere.

La mia recensione

Quando tre amiche (di quelle vere) si ritrovano davanti ad un piatto di buon cibo ed accompagnano le loro chiacchiere con un bicchiere di vino, il simposio si può dire perfetto. Cecilia, Agata e Tessa sono tre donne completamente diverse l’una dall’altra. Ciascuna vede la vita a modo suo e rincorre il sogno di un mondo perfetto.

«Le amiche sono quelle che come te hanno una vita faticosa, capi idioti, il conto in rosso, colleghe stronze e mai niente da mettersi»

La loro serata godereccia è il venerdì. Solo al termine della settimana le tre si concedono il lusso di scendere un attimo da quel treno in corsa che durante la settimana le porta freneticamente in giro per l’Italia, per godere insieme dei piaceri della buona tavola. Le tre amiche hanno vite incasinate e pelle a buccia d’arancia ma, d’altronde, tutti noi siamo più o meno nelle stesse condizioni, no? Prendere consapevolezza del fatto che non si possa essere perfetti è certamente il primo passo verso la felicità.

Tessa, avvocatessa per dovere, racconta in prima persona le sue avventure di foodblogger (“una FoodbloggerQualunque” come di descrive lei) e le sue disavventure con il compagno distante (in tutti i sensi). Le sue due amiche sono il giorno e la notte. Agata, la bella, combattuta tra i sensi di colpa per le calorie ingerite e quell’amore smisurato nei confronti del buon cibo (cucinato dagli altri, data la sua totale incapacità ai fornelli). Cecilia, la salutista, patita dei prodotti bio rigorosamente a Km zero e fermamente convinta che tutti i prodotti alimentari posseggano un’anima, vegetariana e disoccupata a tempo indeterminato. Sono tre amiche trentenni alle prese con il primo vero “giro di boa”, quello nel quale ci si domanda se la strada fino ad ora percorsa ti ha portata alla meta oppure no. Darsi una risposta diventa un problema, soprattutto quando ti accorgi che la tua vita fa acqua da tutte le parti, sia a livello sentimentale che lavorativo.

Martina Liverani è stata molto brava a ricreare in questo libro quell’atmosfera “casalinga” fatta di profumi, calore e profondo affetto nei confronti delle amiche. I venerdì sera gastronomici delle ragazze rappresentano, infatti, un momento di libertà, nel quale le tre si raccontano le loro storie in tutta tranquillità, in un clima di totale sicurezza e fiducia reciproca.

Spesso ci si intestardisce nei confronti di una determinata questione (Tessa, ad esempio, ha il terrore di non riuscire a fare una buona frittata) anche se non ci si rende conto che, a volte, basterebbe solo fermarsi un attimo a respirare pensando che non tutte le ciambelle debbano necessariamente uscire con il buco. Per non parlare poi delle dosi: le ricette sono così terribilmente standardizzate che, spesso, quel “QuantoBasta” ti infastidisce a tal punto da rimanere semi-paralizzata davanti alla ricetta stessa. Con la faccia perplessa finisci sempre con il domandarti: “…ed ora? Quanto ne metto? Me la sento di rischiare?“. Questo è un po’ quello che succede alle nostre protagoniste, donne vere, con problemi veri.

«Bisogna cogliere il momento giusto, e non aspettare. Ogni prodotto ha la sua stagione. Esiste qualcosa di più abominevole di mangiare fragole a dicembre?»

La lettura è scorrevolissima e piacevole. Tra le pagine troviamo anche i post che Tessa pubblica sul suo blog, sfornando consigli e ricette sul come provare a godersi il bello della vita. Credere in sé stessi è il punto di partenza. Lasciando andare le proprie insicurezze si possono abbandonare i vecchi schemi, lasciando spazio a nuove idee, per cercare finalmente di fare ciò che si è sempre voluto fare nella vita.

«Le mie convinzioni, le mie ricette, i miei schemi mentali, il mio vivere nascosta rispetto a quelli che erano i miei sogni mi sembravano piccolezze rispetto all’immensità della vita e alla sua fugacità: non dovevo lasciarmi vivere, dovevo essere la protagonista della mia vita e delle mie scelte»

Di questo romanzo si apprezza la semplicità di una chiacchierata tra amiche e la positività del darsi sempre una chance per poter realizzare quel sogno del quale, probabilmente, ancora non vediamo i contorni ma del quale conosciamo bene la trama. Tessa e le sue amiche hanno inizialmente nei confronti della vita, lo stesso approccio che hanno nei confronti del cibo: troppo “da manuale”, lasciando poco spazio alla fantasia e al “vada come vada”.

Queste tre «foodie» girls, propense a lasciarsi andare ai piaceri della buona cucina e dell’arte del mangiare bene, ci insegnano che non esiste una “ricetta” universale per la felicità ma, al contrario, ciascuno è libero di aggiungere i propri “ingredienti” segreti per rendere meno “insipida” la vita e per personalizzare la propria “ricetta” in modo da esserne pienamente soddisfatti.

«Le ricette servono per darti un’idea, ma poi devi metterci del tuo…quelle dei giornali non escono mai, in quelle che senti in televisione manca sempre qualcosa, le amiche non ti dicono mai quella vera, perché se la vogliono tenere per sé, ma in fondo ognuno ha la sua ricetta. E poi la situazione è sempre diversa: il forno è un altro, gli ingredienti non sono della stessa marca, pentole e padelle sono diverse…»


L'autrice

Martina Liverani è una scrittrice, giornalista e blogger. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra cui Vanity Fair, Vogue, Huffington Post, ecc. Dirige anche Dispensa un foodzine tutto italiano, ovvero un magazine dedicato al cibo e non solo per riscoprire i sapori e i profumi antichi. Inoltre ha un blog tutto suo CURVY, FOODIE, HUNGRY nel quale racconta di sé e delle donne che amano vivere al di fuori dagli schemi, ovvero quelle donne che sanno amarsi anche se non “perfette”, quelle donne che apprezzano i piaceri della vita (tra cui il cibo) e quelle donne che sono affamate e golose di tutto ciò che fa bene al cuore.

© L’angolino di Ale – Riproduzione riservataAlessandra - L'angolino di Ale

Recensione: A capotavola di Laura Grandi e Stefano Tettamanti

Ciao a tutti! Quando si parla di tavola, cari miei, la buongustaia Ale esce dal suo angolino e si fionda sulle varie prelibatezze che offre la casa! Oggi voglio presentarvi una sorta di enciclopedia culinaria alternativa. Si tratta di “A capotavola” un bel libro illustrato ricchissimo di storie ed aneddoti interessantissimi su cuochi, gastronomi e buongustai. E voi? A quale categoria appartenete?

 

Titolo :  A capotavola. Storie di cuochi, gastronomi e buongustai

Autori : Laura Grandi e Stefano Tettamanti

Casa editrice :  Mondadori

Pagine :  187 – Prezzo : 18.00 €

(su Amazon: 15.30 € cartaceo / 9.99 € ebook )

La trama

La buona cucina è un agente morale. Per buona cucina intendo la preparazione coscienziosa del semplice cibo quotidiano, non la più o meno talentuosa elaborazione di oziosi banchetti e piatti eccentrici. Il proposito di un libro di cucina è uno e inequivocabile. Il suo unico obiettivo concepibile non può essere che accrescere la felicità degli esseri umani.” È sorprendente scoprire che l’autore di queste righe è Joseph Conrad, nella prefazione al libro di ricette pubblicato nel 1923 da sua moglie Jessie. “A capotavola” è intessuto di sorprese simili a questa: perché scruta attraverso la lente della passione gastronomica le vite di una galleria di personaggi straordinari.

La mia recensione

La cucina è uno dei luoghi più belli e vissuti della casa: è un luogo di ritrovo, di condivisione e di esaltazione dei sensi. È un luogo caldo ed accogliente ed è proprio il luogo sul quale si incentra questo bel libro scritto da due appassionati della buona cucina. Ciascun capitolo è dedicato ad un personaggio ed al suo rapporto con il cibo e la cucina. Abbiamo personaggi celebri ed altri quasi sconosciuti ai più; personalità politiche, scrittori, giornalisti, scienziati, gastronomi ed anche personaggi di fantasia. Ciascuno di loro ha avuto, in un modo o nell’altro, a che fare con la buona cucina ed è assolutamente interessante  leggere e scoprire le loro storie. Ogni capitolo è ricco di spunti interessanti ed emergono ricordi di vita inediti.

A capotavola“, oltre ad essere ricco di illustrazioni ed appassionanti racconti  di vita, rappresenta anche un contenitore di moltissime frasi e citazioni importanti ed utili per comprendere il significato di questo lavoro di ricerca compiuto dai due autori.

La cucina è fisiochimica, a pensarci, ma rimane formula vana se al mestiere non si aggiunge la poesia, dunque l’amore, l’estro, l’inventiva costante” (Gianni Brera)

La tavola è un conforto per l’animo e non è necessario essere dei masterchef per inventare nuovi piatti o per scrivere un libro di ricette. Il signor Béchamel, ad esempio, era un ricco finanziere e probabilmente non si aspettava nemmeno lui di creare una delle salse più utilizzate per la preparazione di cibi (e noi amanti delle lasagne lo ringraziamo infinitamente!)

Sensibilità, passione ed originalità: sono questi i semplici ingredienti per creare un capolavoro per il palato e non solo.

La “scienza” gastronomica è alla portata di tutti ed anche illustri scrittori e filosofi hanno lasciato traccia del loro rapporto con la cucina. Tra le pagine di questo libro scopriamo ad esempio gli “esperimenti” di Alexandre Dumas, le intuizioni di Epicuro, e le origini dell’ appetito vorace di Ernest Hemingway.

Tra le pagine si incontrano tantissimi personaggi come Alessandro Volta,  ed ancora la torta di mele di Nonna Papera fino all’invenzione di quello che oggi è il “dado da cucina” del chimico tedesco Von Liebig. Ma anche Alessandro Volta, Yuan Mei, Agatha Christie, Georges Simenon e tanti altri.

Come dimenticare ad esempio André Michelin: universalmente conosciuto come industriale produttore di pneumatici il quale ha saputo come rilanciare le sorti della sua azienda grazie ad un ingegnoso metodo pubblicitario: un librettino rosso che oggi è diventato un punto di riferimento fondamentale per chi è alla ricerca di un buon ristorante: la guida Michelin.

Il libro è inoltre correlato da alcune ricette di piatti tipici della nostra tradizione, come ad esempio le ricette a base di tartufo nero del famoso compositore Gioacchino Rossini. È interessante e sorprendente leggere come, personaggi impegnati in tutt’altro nella loro vita, hanno saputo lasciare traccia del loro amore per il buon cibo.

Buona tavola non significa solo buon cibo, ma anche buone bevande. I due autori di “A capotavola” ci accompagnano alla scoperta della storia del signor Earl Grey e del suo classico tè aromatizzato al bergamotto fino al racconto della vita di Dom Pérignon, monaco benedettino grazie al quale oggi possiamo degustare le mille bollicine dello champagne.

Leggendo questo libro si ha la possibilità di studiare in modo alternativo il significato di “buona cucina”. Oggi è sufficiente accendere la tv per ritrovarsi subissati di programmi inerenti ricette e leccornie varie e tutti coloro che amano sperimentare in cucina si rivedono in quei grandi chef, i quali talvolta hanno perso l’entusiasmo ed il significato della vera cucina per dedicarsi allo spettacolo e quindi al cosiddetto “show biz” o show business, in altre parole all’industria dello spettacolo. Ma, secondo voi, si può ridurre tutto ad un’attività economica? Oppure è possibile difendere e conservare intatta la “filosofia” della cucina lasciando che essa ci garantisca quel senso di appartenenza e di amabile familiarità che la contraddistingue?

Trovo sia utile questo testo per riscoprire l’obiettivo primario della cucina che è quello, come disse Conrad, di “accrescere la felicità degli esseri umani” ed io non posso che concordare con il suo pensiero. È stato molto piacevole immergersi tra le pagine di questa piccola enciclopedia e conoscere risvolti originali di vite dedicate, per passione o per caso, ad uno dei piaceri della vita, ovvero la buona tavola ed il buon cibo.

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Recensione: Muffins di Nicola Pavan

→ Assaggi letterari

 

Muffins

Editore : Guido Tommasi Editore – Datanova

Anno di pubblicazione : 2010

Oggi è il mio compleanno! 🙂 E per festeggiare vi regalo un assaggio della mia recensione su questo “gustosissimo” libro (venduto in una speciale “Cook’in box” con 9 stampini in silicone colorato!) per scoprire tutti i segreti dei muffin!

La mia recensione

Gli amanti dei dolci, i golosi e tutti gli appassionati di cucina non possono lasciarsi scappare questo graziosissimo manuale nel quale è possibile scoprire decine di ricette per cucinare i muffin.

I muffin sono dei tipici dolcetti americani e inglesi (sono simili a dei piccoli plum cake) che possono essere dolci o salati. Questi dolcetti devono essere cotti in forno all’interno dei loro stampini (o pirottini) e, in base ai minuti di cottura, si ottiene un muffin soffice o leggermente più croccante. Le forme e le dimensioni dei muffin possono variare, ma la tipica forma è quella arrotondata. La tradizione prevede che il muffin venga servito all’ora del tè, ma oggi l’evoluzione della creatività in cucina ha fatto sì che si sviluppassero altri “usi” e nuove ricette di questi irresistibili dolci. La preparazione è molto semplice e seguendo le ricette presenti in questo libro sarà molto semplice prepararli (magari anche coinvolgendo i bimbi nella preparazione) e si preparano velocemente…

→ [to be continued… !]

Per leggere la mia recensione completa di questo libro: SoloLibri.net

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